- Provincia: Caltanissetta
- Città: Gela
- Coordinate: 37°04′N 14°15′E
- Altitudine: 46 m s.l.m.
- Superficie: 279,07 km²
- Abitanti: 73 922 (30-11-2018)
- Densità: 264,89 ab./km²
- Mappa Città:
- La Storia
- Cosa visitare
Architetture religiose - Cosa visitare
Architetture civili - Nei dintorni...
- Gallery
La Storia
Nel corso dei secoli ha cambiato nome più volte: Lindos nel VII secolo a.C., Gela nei primi secoli a.C., Massa Gela per i Romani, Colonnario per gli Arabi, Heraclea per gli Svevi, Terranova nel 1500, Terranova di Sicilia nell’Ottocento e poi nuovamente Gela dal 1927
Gela fu uno fra i primi insediamenti greci in Sicilia; venne fondata infatti nel 689 a.C. da coloni rodio-cretesi e divenne presto una potente polis che attuò un’ambiziosa politica espansionistica.
Nel 406 a.C. fu distrutta dai cartaginesi, ricostruita e nuovamente devastata dagli stessi. Nel 282 a.C. fu distrutta definitivamente da Finzia, tiranno di Agrigento.
Scomparsa e dimenticata dopo la distruzione e la dispersione degli abitanti, la città rinacque nel 1233 per volontà Federico Il di Svevia, che le diede il nome di Heraclea Terranova e la dotò di una cerchia muraria fortificata.
Nel XV secolo venne assegnata alla famiglia Aragona-Tagliavia, che ne tramandò il possesso alla famiglia Pignatelli che la tenne fino all’abolizione della feudalità in Sicilia (1812).
Subito dopo l’Unità d’Italia, la città assunse il nome di Terranova di Sicilia.
Nel 1927 la città riprese il suo antico nome di Gela.
Durante la seconda guerra mondiale, nel luglio del 1943, le sue coste furono teatro dell’imponente sbarco degli americani: in 24 ore 160.000 soldati, fra i quali 3.000 paracadutisti, presero terra. Tra il 10 e l’11 luglio, nella piana di Gela, si combatté una terribile battaglia fra le truppe italo-tedesche e gli alleati americani. Gela fu la prima città d’Europa ad essere liberata.
Nel secondo dopoguerra furono avviati i lavori per la realizzazione dell’impianto petrolchimico dell’Eni; la raffineria, se da un lato ha dato un forte impulso all’economia locale, dall’altro ha precluso lo sviluppo di altri settori, come quello turistico.
Un caotico sviluppo edilizio ha dato vita ad interi quartieri sorti abusivamente, senza strade né servizi, deturpando e stravolgendo l’impianto urbano della cittadina.
Cosa visitare Architetture religiose
Nel corso del XX secolo la città di Gela ha visto la perdita di un gran numero di edifici di culto. Sono stati infatti demoliti numerosi edifici storici che necessitavano di un restauro, denunciando disinteresse e ignoranza verso i beni culturali e depauperando il patrimonio architettonico e storico della cittadina.Chiesa di Santa Maria Assunta (Chiesa Madre)
Sorse nel 1760, in sostituzione della trecentesca chiesa di Santa Maria de’ Platea, ma fu completata con l’innalzamento della torre campanaria nel 1837 e con la realizzazione, nel 1844, della facciata neoclassica in pietra arenaria.
La facciata presenta due ordini di colonne doriche e ioniche, due gruppi di statue e nella parte superiore una grande finestra; vi si aprono l’ingresso principale e due ingressi secondari laterali, con sopra delle lapidi iscritte. L’imponente facciata è preceduta da una scalinata che si affaccia sulla piazza.
L’interno, a tre navate, presenta una pianta a croce latina sormontata da una cupola. Al suo interno è custodita una tela rappresentante il Transito di Maria, proveniente dalla chiesa di Santa Maria de’ Platea, una settecentesca tela raffigurante l’Assunzione della Madonna, una serie di dipinti, alcuni monumenti funerari.
Durante gli ultimi lavori di rifacimento della pavimentazione sono venute alla luce diverse cripte, probabilmente settecentesche, con resti di scheletri, e anche reperti di epoca greca.
Chiesa San Francesco d’Assisi
La chiesa, dedicata al culto dell’Immacolata Concezione, fu edificata nel 1659 sui resti di un’altra chiesa risalente al 1499.
In stile tardo barocco, ha un’unica navata; vi si conservano diverse tele raffiguranti la Vita di S. Francesco e il Martirio di Sant’Orsola, una Deposizione del 1768, un’acquasantiera in marmo del XVI secolo (probabilmente opera dei Gagini), un gruppo di statue lignee settecentesche e due monumenti marmorei.
Recentemente sono venuti alla luce alcuni antichi affreschi.
Chiesa Sant’Agostino
Costruita nel 1439 con l’annesso convento, è la più antica chiesa della città. Fu eretta originariamente in onore di San Giuseppe, cui a tutt’oggi è dedicata.
La facciata, in stile neoclassico, fu realizzata nel 1783; sopra il portale una nicchia ospita una statua di San Giuseppe e, al di sopra di questa, si trova la cella campanaria tripartita.
L’interno, a navata unica, conserva una cinquecentesca acquasantiera in marmo, forse realizzata da Antonio Gagini, e diversi dipinti e sculture seicenteschi.
Nel 1613 vi fu edificata la Cappella dei Mugnos, antica e nobile famiglia terranovese, in travertino intagliato, con colonne tortili e frontone spezzato.
Chiesa San Francesco di Paola
Venne costruita nel 1738 dai frati dell’Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola. L’ingresso della chiesa è adornato da un portale in stile tardo barocco, sul quale campeggia lo stemma dei frati minimi con la parola Charitas.
L’interno è decorato con stucchi e la volta è ornata da un affresco raffigurante la Glorificazione di San Francesco di Paola. Trovano collocazione all’interno delle cappelle alcune statue: San Nicola da Bari, Sant’Anna, San Francesco di Paola, Gesù crocifisso, Santa Maria delle Grazie. Alle pareti alcuni dipinti raffiguranti l’Addolorata, San Giovanni di Dio e Sant’Anna.
Nel presbiterio è custodito un trono riccamente intagliato e sopra la porta d’ingresso vi è una cantoria con alle pareti affreschi risalenti alla costruzione della chiesa, oggi in totale rovina.
Negli anni settanta del secolo scorso il crollo di una parte del pavimento ha svelato l’esistenza di una grande cripta inesplorata. La chiesa è chiusa dal 1987.
Chiesa di San Benedetto
Detta anche da’ Batia, assieme all’attiguo convento di clausura, fu edificata alla fine del XV secolo dall’Ordine religioso delle Benedettine.
Nella prima metà del secolo scorso l’edificio fu ristrutturato e la chiesa fu abbellita internamente: sono presenti all’interno una pala dipinta raffigurante S. Benedetto, un’acquasantiera, un organo della seconda metà del XVIII secolo, un’artistica cantoria in legno con grata.
È l’unica chiesa di Gela a possedere ancora una piccola torre campanaria con cupoletta.
Recentemente la chiesa ed il convento sono interessati da una serie di lavori di restauro.
Chiesa dei frati Minori Cappuccini
Consacrata alla Madonna delle Grazie, sorge sull’antico cenobio dei padri conventuali che vi si trasferirono nel 1481, poi ceduto ai padri cappuccini nel 1572.
Tra l’inizio e la metà del secolo scorso furono costruite le due navate laterali e il prospetto. Nel 1960 venne abbattuto l’ex convento e ne venne costruito un altro, che dal 1995 ospita la scuola di teologia.
Nella navata centrale si trovano il tetto in legno a capriate e il coro; sull’altare maggiore un seicentesco tabernacolo intagliato, un polittico con al centro santa Maria e in vicinanza una lapide che ricorda la pestilenza avvenuta nel 1816 a Terranova di Sicilia.
Chiesa del SS. Salvatore e del Rosario
Ad unica navata, fu edificata tra il 1796 e il 1838 sui ruderi di un’altra chiesa del XVI secolo.
La facciata principale, tutta a pietra viva, non presenta nessuna linea architettonica; il tetto della torre campanaria è ricoperto da piastrelle di maiolica colorate.
Nella chiesa sono conservate diverse pale dipinte, una Via Crucis (1971), alcuni affreschi, una pregiata acquasantiera e un piccolo organo settecentesco.
Recentemente sotto il pavimento sono state rinvenute diverse antiche sepolture gentilizie.
Chiesa del Carmine
Assieme all’attiguo convento, fu edificata nei primi decenni del Settecento, sullo stesso sito dell’antica chiesa dell’Annunziata del 1514.
Al suo interno si conservano diverse pale dipinte, un’acquasantiera del 1571, un quattrocentesco Crocifisso ritenuto miracoloso e un pregiatissimo dipinto su tavola, su fondo oro, della Crocifissione.
Il convento, dal 1866, è sede della Caserma dei Carabinieri.
Chiesetta di San Biagio
Poco distante dal centro si trova anche il cimitero monumentale, dove è possibile ammirare cappelle in stile neoclassico, barocco, gotico e liberty. Posta all’interno del cimitero monumentale, San Biagio è una piccola chiesa rurale di probabile epoca bizantina.
Particolarmente interessanti risultano la facciata principale con l’ingresso e il rosone e, all’interno, l’arco trionfale a sesto acuto e l’abside.
Aperta al culto fino al 1910, fu sconsacrata e adibita a lavatoio per il contiguo ospizio di anziani prima e poi a camera mortuaria.
Completamente abbandonata, la chiesa si è ridotta alle sole mura perimetrali; negli anni ottanta del secolo scorso subì alcuni interventi di consolidamento e restauro. Oggi l’edificio è adibito a sala per mostre e conferenze.
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Edificata nel 1969 nel quartiere Macchitella per volere di Enrico Mattei, fu inaugurata nel 1976. La linea della chiesa è data da tre cerchi intrecciati a simbolo della Trinità.
L’interno è a pianta circolare trilobata. Nella torre campanaria, situata sopra l’ingresso, in trovano posto 3 campane, dedicate rispettivamente a Maria, san Giovanni Evangelista ed ai dipendenti ENI caduti sul lavoro.
All’interno una grande croce lignea, alcune statue lignee e un dipinto raffigurante l’Ultima Cena.
Santuario di Maria Santissima d’Alemanna
Dopo la chiesa di San Biagio, è la chiesa più antica di Gela e l’unico santuario. Poggia sul perimetro di un tempio di epoca greca, e nelle sue vicinanze è stata scoperta una necropoli bizantina.
All’interno della chiesa si custodisce la buca dove fu ritrovata, nel 1450, l’icona bizantina di Maria Santissima d’Alemanna, portata dai cavalieri teutonici nel XII secolo.
Intorno al 1550 l’edificio fu quasi interamente demolito e ricostruito. La chiesetta, resasi pericolante per l’usura del tempo, fu demolita negli anni Sessanta per essere riedificata e riaperta al culto nel 1985.
Maria SS. dell’Alemanna è la Patrona della città di Gela sin dal 1627. Oggi l’icona è custodita nella Chiesa Madre.
Cosa visitare Architetture civili
Il liberty gelese
La cittadina di Gela (al tempo Terranova) fu interessata, tra il XVIII e i primi anni del XX secolo, da un rinnovamento urbanistico ed architettonico che vide la sistemazione del corso principale, la ricostruzione di numerose chiese e la realizzazione di nuovi sontuosi palazzi signorili, per la maggior parte ubicati nel corso Vittorio Emanuele. Questo preciso disegno di miglioramento estetico della città fu collegato ad una discreta crescita civile e sociale.
In questo contesto rientra l’affermazione dello stile liberty, che vede pregevoli esempi in molti palazzi signorili o sede di istituzioni. Timpani, cornicioni, fregi, balconi con mensoloni in pietra, ferro battuto, colonne corinzie, sono elementi presenti in molte costruzioni dell’epoca.
A partire dagli anni cinquanta dello scorso secolo un gran numero di edifici in stile sono stati dissennatamente demoliti per far posto a edifici di nuova realizzazione, spesso privi di gusto.
Architettura moderna
Negli anni settanta l’architetto Manfredi Nicoletti ha lavorato su diversi progetti riguardanti l’espansione e la modernizzazione del centro urbano della città.
Data la presenza del polo petrolchimico, molti edifici pubblici sono stati edificati a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso: il Palazzo di Città (1951), il Museo Archeologico (1958), il Villaggio residenziale A.N.I.C. (1961-63), la nuova Stazione ferroviaria (1977), il Centro direzionale Agip-EniMed (1996-2002), il nuovo Palazzo di Giustizia (2011).
Museo Archeologico Regionale
Il museo sorge accanto all'Acropoli; costruito nel 1955, fu inaugurato nel 1958. Nel 1984 fu ampliato, per la necessità di nuovi spazi a seguito dell’arrivo di nuovi reperti da esporre. Nel 1995 furono rimodulati i percorsi espositivi e didattici.
Il circuito museale è strutturato secondo un ordine cronologico e si articola in otto grandi sezioni. Il museo, nei suoi due piani, contiene circa 4200 reperti, cronologicamente distribuiti dalla preistoria all'età medievale.
Nel pianoterra si trovano i reperti d'epoca protostorica venuti alla luce nel territorio urbano di Gela, quelli d'epoca greca dell'Acropoli, della Nave Greca, dell'Emporio di Bosco Littorio, di Capo Soprano e una cospicua serie di vasi attici e corinzi.
Nel piano superiore sono esposti i reperti greci e romani provenienti dall'entroterra gelese, diverse vetrine contenenti materiali ceramici, vetri e bronzi del periodo medievale, un elmo corinzio del VI-V sec. a.C. ritrovato nei fondali e la recente esposizione del monetiere costituito da più di 2000 monete che vanno dal V sec. a.C. a Vittorio Emanuele II.
Siti archeologici
Gela e il suo territorio sono costellati di siti storici, archeologici e culturali, in buona parte ancora da esplorare e da studiare.
Purtroppo, in epoca medievale vennero sfruttati come materiale da costruzione i ruderi di antichi edifici, causando la perdita di numerosi templi e lunghi tratti delle fortificazioni greche.
Le zone archeologiche oggi visitabili sono tre: Capo Soprano, l’Acropoli e il sito di Bosco Littorio.
Capo Soprano
In questo sito è possibile ammirare le Mura Timoleontee, fortificazioni greche risalenti al IV secolo a.C.
Nel tratto portato alla luce (quasi 400 m) è possibile ammirare il basamento di un torrione d’avvistamento e gli imponenti contrafforti.
Nel parco si possono visitare due forni di epoca medievale, i ruderi di un accampamento militare e quelli di un vasto quartiere residenziale del IV secolo a.C.
I Bagni greci, o Terme Ellenistiche (IV secolo a.C.), sono degli stabilimenti termali venuti alla luce nel 1957, in prossimità dell'Ospizio di Mendicità.
I Bagni furono distrutti nel 282 a.C., come tutto il resto della città. Questi erano composti da una quarantina di vasche ed erano dotati di un sofisticato impianto di riscaldamento sotterraneo e di scarico delle acque. È l’impianto termale più antico finora scoperto in Italia.
L'Acropoli
In località Molino a Vento si estendono gli scavi dell’Acropoli di Gela. La parte scavata rappresenta una minima parte della città arcaica: ruderi di case, botteghe, mura e chiare tracce dell’antico sistema viario.
Verso nord si estendeva la zona sacra: oggi sono visibili solo i basamenti di tre templi. Del tempio C, o Athenaion, è rimasta in piedi una colonna in stile dorico, alta quasi 8 metri, che è uno dei simboli della città.
Bosco Littorio
A sud dell’Acropoli sorge l'area boschiva e archeologica di Bosco Littorio. Nel 1983 vi furono condotti gli scavi archeologici che portarono alla luce l'Emporio arcaico (VII-VI secolo a.C.). Si tratta di numerose strutture, probabilmente officine, magazzini e botteghe che appartengono ad un ampio quartiere, collocato nei pressi della foce del fiume Gela.
Numerosi i recenti ritrovamenti, tra i quali un relitto greco (500 a.C.), le fondazioni di altri due templi greci, un sito archeologico sottomarino davanti alla costa, una villa monumentale di epoca ellenistica sul promontorio di Capo Soprano, una necropoli greco-arcaica del VII-VI secolo a.C.
Nei dintorni...
Data la sua posizione strategica, il territorio gelese è costellato di torri e castelli.La torre di Manfria
Ad 8 chilometri dalla cittadina, visibile da tutto il golfo, sulla cima dell’omonima collina, sorge una torre d’avvistamento risalente al XVI secolo. È alta circa 15 metri con una base di circa 12,50 metri e si presenta in discreto stato di conservazione. Oggi è proprietà privata.
Nella stessa località si erge un gruppo di collinette costellate di tombe a forno dell’Età del Bronzo. Gli scavi hanno portato alla luce i resti di diversi villaggi protostorici dell’età castellucciana.
In diverse zone di Manfria (contrade Monumenti, Stallone e Mangiova), infine, sono stati ritrovati insediamenti riferibili ai periodi romano imperiale, tardo-romano e bizantino.
Il Castelluccio di Gela
A circa 10 chilometri dalla città, sulla strada Gela-Catania, su uno sperone roccioso si erge il Castello Svevo, meglio conosciuto come Castelluccio di Gela.
Edificato nel 1143 in calcarenite gialla e calcare bianco, ha un’imponente struttura priva di ogni decorazione. La pianta è rettangolare, con mura spesse e due possenti torri situate ai lati.
Durante lo sbarco degli Alleati, nel 1943, fu l’ultimo avamposto della Battaglia di Gela.
In Contrada Grotticelli, nelle vicinanze del Castelluccio, si trova la più antica diga di Sicilia. Essa fu fatta costruire sul fiume Gela intorno al 1563; rappresenta la prima opera d’ingegneria idraulica in Sicilia.
Poco distante, su uno sperone roccioso, è sito un complesso catacombale paleocristiano.
Necropoli di Disueri
Il territorio di Gela fu densamente abitato fin dall’Età del Bronzo (2000 a.C.). Un insediamento di notevole importanza, paragonabile per estensione a Pantalica, è il centro protostorico del Disueri, risalente alla tarda Età del Bronzo.
Probabilmente questi agglomerati abitativi erano costituiti da capanne a pianta circolare; altro non si sa in quanto gli scavi archeologici sono al momento concentrati sulla necropoli.
Ad oggi le tombe esplorate si aggirano attorno alle duemila, contro altre migliaia che ancora risultano non censite. I reperti trovati sono costituiti soprattutto da ceramica rossa traslucida e da oggetti in metallo.