- Provincia: Siracusa
- Città: Siracusa
- Coordinate: 37°05′N 15°17′E
- Altitudine: 17 m s.l.m.
- Superficie: 207,78 km²
- Abitanti: 121 198 (30-11-2018)
- Densità: 583,3 ab./km²
- Mappa Città:
La Storia
Sulla costa sud-orientale dell’isola, Siracusa possiede una storia millenaria: tra le più vaste metropoli dell’età classica, rivaleggiò con Atene per potenza e ricchezza.
Gli scavi archeologici hanno datato la presenza umana nel territorio già nel 6000 a.C.
La città di Syrakousai venne fondata nel 733 a.C. da un gruppo di Corinzi che sbarcarono sull'isola di Ortigia e scacciarono i Siculi, precedenti abitanti. La nuova colonia si sviluppò rapidamente e si espanse nei territori vicini, assoggettandone le popolazioni, ed attuò poi una politica espansionistica anche in territori lontani, come l’Africa.
Siracusa fu città ambita dalle mire espansionistiche puniche, greche, barbare ed infine romane. Costoro la assediarono nel 212 a.C. e, dopo una lunga resistenza, la piegarono e la sottomisero, depredandola di tutte le sue ricchezze. Pur avendo perso la propria autonomia, Syracusae rimase una città importante, tanto che i romani stessi la designarono capitale della Sicilia romana.
Essendo il porto di Siracusa crocevia di merci e di culture, qui prima di ogni altro luogo si affermò il cristianesimo, la cui testimonianza sono la nascita delle catacombe e le persecuzioni. Fu qui che nel 61 d.C. sostò per tre giorni Paolo di Tarso e, nel 304 d.C., durante l'impero di Diocleziano, il 13 dicembre, avvenne il martirio di Lucia da Siracusa.
In seguito alle invasioni barbariche decadde l'Impero romano d'Occidente e nel V secolo Siracusa entrò a far parte dell'Impero Bizantino.
Assediata dagli arabi a più riprese, capitolò nell’878. Del periodo arabo ben poco si sa, se non che la città visse un periodo di oscurità, voluto dagli assedianti per cancellare la memoria della sua storia e dei suoi antichi fasti. Dopo una battaglia navale fra arabi e normanni, nel 1086, Siracusa fu conquistata da questi ultimi, che la investirono del titolo di contea.
Fu oggetto delle mire espansionistiche delle repubbliche marinare di Pisa e Genova e nel 1234 Federico II di Svevia la dichiarò sua urbs fidelissima. Dal 1302 al 1536 la città divenne sede delle regine del Regno di Sicilia.
Il terremoto del 1693 devastò la cittadina, che fu successivamente ricostruita nello stile barocco che tutt’oggi la contraddistingue.
Dopo il 1713 passò dapprima ai Savoia e poi agli Asburgo, e nel 1734 ai Borbone. Durante il Risorgimento si ribellò al regime borbonico e venne punita con la perdita del titolo di capoluogo di provincia; nel 1860 si consegnò ai garibaldini e nel 1865 riacquistò il titolo di capoluogo di provincia.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa della posizione strategica del suo porto, Siracusa subì numerosi bombardamenti. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 avvenne lo sbarco alleato e la città venne occupata; l’8 settembre del 1943 venne firmato l’armistizio che sanciva la cessazione delle ostilità, passato alla storia come armistizio di Cassibile.
Nel dopoguerra la città conobbe un periodo di ricostruzione e di benessere. Nel 1953 avvenne la lacrimazione di un’effigie della Madonna, ritenuta miracolosa. Gli anni ’60 e ’70 videro la nascita del polo petrolchimico siracusano, uno dei più grandi d’Europa, che, se da un lato portò lavoro, dall’altro contribuì fortemente al deturpamento e all’inquinamento ambientale.
Il violento terremoto del 13 dicembre 1990, detto appunto di Santa Lucia, provocò ingenti danni alla città.
Siracusa, fin dalla sua nascita città di notevole importanza commerciale, fu anche la culla della cultura: ospitò numerose personalità influenti del mondo greco, come Eschilo, Pindaro, Senofonte e Platone; diede i natali ad artisti, filosofi e uomini di scienza, tra i quali il grande Archimede, matematico, inventore e scienziato.
Siracusa è anche la città natale di Santa Lucia, il cui martirio avvenne il 13 dicembre del 304 d.C.
Negli anni del Grand Tour (XVIII-XIX secolo), fu meta principale di numerosi viaggiatori europei, attratti dalla sua bellezza e dai suoi monumenti ricchi di storia.
Ortigia
Nucleo originario e più antico della città è l’Isola di Ortigia, estesa circa 1 Kmq, dove si incontrano le acque del mare con quelle di una sorgente, detta Fonte Aretusa. Dalla terraferma vi si accede tramite la Porta Marina o attraversando uno dei tre ponti, il più importante dei quali è il Ponte Umbertino.
Questo importante quartiere (considerato come “una città nella città”) presenta una struttura viaria di aspetto medievale, caratterizzata da un dedalo di strettissimi vicoli.
Un tempo Ortigia contava ben 50 Chiese, fra piccole e grandi, e oltre 20 monasteri maschili e femminili; ma i vari terremoti che funestarono la città, l’incuria dell'uomo e altre cause, ne hanno ridotto il numero. Molte sono scomparse o sono state profondamente trasformate, e quasi tutte quelle che oggi si possono ammirare risalgono al XVIII secolo, cioè dopo il terribile cataclisma del 1693.
Nell'Isola di Ortigia sono concentrate tutte le architetture di pregio in stile barocco, liberty, rococò e classico della città: numerosi i palazzi nobiliari, fra i quali Palazzo Beneventano del Bosco, Palazzo della Sovrintendenza ai Beni Culturali della Provincia di Siracusa, Palazzo Arezzo della Targia, tutti siti in Piazza Duomo, Palazzo dei Mergulensi-Montalto, Palazzo Bongiovanni, Palazzo Impellizzeri, Palazzo Steri Magno, Palazzo delle Poste.
Duomo
Situato nella parte più elevata dell’isola di Ortigia, è dedicato alla Natività di Maria Santissima. Fu edificato, dopo il rovinoso terremoto del 1693, sui resti di un antico tempio greco dedicato ad Atena, di cui sono tuttora visibili le colonne doriche, inglobate nelle mura perimetrali.
La splendida facciata è in stile barocco e rococò: ciò è dovuto al fatto che i lavori furono eseguiti in due diverso lassi di tempo, dal 1728 al 1731 e dal 1751 al 1753, anno in cui fu completata.
Si presenta su due ordini, separati da una trabeazione merlata. L’ordine inferiore è formato da sei alte e robuste colonne corinzie, quattro delle quali inquadrano il portale centrale, il più grande; i due portali laterali sono delimitati nella parte esterna da due colonne, una per lato, e sovrastati da due finestroni. L'ordine superiore è composto da quattro colonne corinzie che sorreggono il timpano superiore. Al centro una splendida nicchia che contiene la statua dell’Immacolata. Chiude la facciata un frontone triangolare culminante in una croce in ferro battuto e ai lati di essa sono scolpiti due angeli.
Il prospetto laterale sinistro presenta alla base i resti del precedente tempio greco e sono visibili le colonne doriche, inglobate nella muratura. Nella parte superiore è posto il settecentesco campanile, coevo della facciata.
Il prospetto laterale destro non è visibile, perché coperto dall’adiacente Palazzo Arcivescovile (1854).
Il Duomo di Siracusa presenta nella sua facciata diverse statue, opera del palermitano Ignazio Marabitti, il più noto scultore siciliano dell’epoca. Le statue principali del Duomo rappresentano San Pietro, San Paolo, San Marciano, primo vescovo di Siracusa, Santa Lucia e l'Immacolata.
Una breve scalinata in marmo conduce al sagrato e ai tre portali del Duomo. I cancelli d'ingresso all'atrio sono in ferro battuto riccamente decorato.
All'interno del Duomo si riconoscono le sembianze del tempio greco: infatti la navata centrale è stata ottenuta aprendo dei varchi nelle spesse mura della cella dell’antico tempio. Sono presenti numerose tele, cinquecentesche sculture opera della famiglia Gagini, la statua della Madonna della Neve, miracolosamente scampata alla distruzione del terremoto del 1693, un’anfora di epoca greca usata come fonte battesimale, due preziosi mosaici di epoca normanna, numerose tombe di prelati e nobili siracusani.
Al centro di una cappella, sul pavimento, vi è una lapide che copre un ossario in cui sono sepolti vescovi, preti e seminaristi vissuti nei secoli precedenti al 1700.
Chiusa da una elaborata inferriata in ferro battuto, la Cappella di Santa Lucia è di grande significato per i siracusani, che nutrono una profonda devozione nei confronti della Santa martire. La cappella, di forma rettangolare culminante in una cupola, è riccamente affrescata. Dietro l'altare è posto un duecentesco quadro di autore ignoto raffigurante Santa Lucia. Alle spalle del quadro una nicchia chiusa da due sportelli lignei custodisce il prezioso simulacro argenteo di Santa Lucia, poggiante su una cassa, anch'essa in argento, decorata con bassorilievi che rappresentano scene di vita della Santa.
Dal Duomo, attraverso una porta, è possibile accedere al Palazzo Arcivescovile dove, nella Cappella Sveva, è custodito il Tesoro del Duomo, una raccolta di oggetti sacri di grande valore; qui si trova anche il Museo Luciano, un museo dedicato a Santa Lucia che custodisce reliquie appartenute alla Santa (capi di vestiario), ex voto, quadri e fotografie delle feste a lei dedicate.
Durante la seconda guerra mondiale, sotto la minaccia dei bombardamenti, i siracusani scavarono un rifugio antiaereo sotto il Duomo, ampliando gli scavi di un’antica cava di pietra. Oggi l’ipogeo di piazza Duomo è visitabile e le gallerie ospitano anche mostre temporanee. I cunicoli partono da Piazza Duomo, attraversano Ortigia e conducono fino alle mura della Marina, quasi sul mare.
Chiesa di Santa Lucia alla Badia
Sita nel cuore di Ortigia, a pochi passi dal Duomo e dal Palazzo Arcivescovile, la splendida chiesa di Santa Lucia alla Badia rappresenta un miscuglio di stile tardo barocco e arte spagnola.
Ignota è la data di fondazione della chiesa e dell’adiacente monastero, anche se fonti documentali attestano l’esistenza del complesso monastico già nella metà del XV secolo. Venne interamente distrutta dal terremoto del 1693, e la sua ricostruzione avvenne tra il 1695 ed il 1703.
Nel 1783 la chiesa subì interventi di abbellimento e decorazione della volta con un grande affresco raffigurante il Miracolo di Santa Lucia, verificatosi proprio all’interno del tempio. Si racconta infatti che nel 1646, durante una grave carestia che colpì la città, i fedeli erano riuniti in preghiera all’interno della chiesa; all’improvviso una colomba volò e si posò sul trono vescovile, e poco dopo giunse la notizia che al porto stava attraccando un mercantile carico di frumento e legumi, disposto a cedere il suo prezioso carico al popolo di Siracusa in cambio di ospitalità. Da questo evento prodigioso ha origine la festa di Santa Lucia delle Quaglie, che celebra ogni anno a maggio.
La facciata, alta circa 25 metri, è a due ordini sovrapposti, separati da una balconata munita di ringhiera in ferro battuto decorata. Nel primo ordine un portale barocco, inquadrato da due colonne tortili rastremate che sorreggono un frontone decorato con simboli del martirio di Santa Lucia, ai cui lati sono due piccole porte murate, sovrastate dagli stemmi reali spagnoli. Nel secondo ordine, oltre la balconata, una finestra, più in alto un frontone ornato da teste di putti e culminante con un’elaborata croce in ferro battuto.
La chiesa è costituita da un’unica navata rettangolare decorata da stucchi, con 12 pilastri sporgenti dalle pareti laterali, l’abside ha una forma ottagonale ed al centro vi è posto l’altare. All’interno della chiesa due trecenteschi crocifissi lignei, il pregevole affresco raffigurante il miracolo di Santa Lucia, un bellissimo pavimento in maiolica e il tesoro artistico per eccellenza: Il seppellimento di Santa Lucia. Si tratta di un imponente quadro (olio su tela, cm 300×408) che Caravaggio dipinse nel 1608, durante il suo soggiorno a Siracusa. Il quadro, commissionato dalla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro e qui originariamente conservato, dopo un importante restauro, nel 2009, è stato collocato nell’abside della chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Chiesa di San Martino
È una delle più antiche chiese della città; buona parte della struttura risale infatti al periodo normanno, anche se l’abside e le colonne sono del VI secolo d.C. e il rosone e il portale d'ingresso risalgono al 1300-1400.
Durante il terremoto del 1693 la chiesa subì diversi danni, soprattutto di natura statica, fra cui la distruzione del rosone.
Il portale a sesto acuto, di epoca aragonese, è in pietra calcarea, modulato da fasci di esili colonnine terminanti in capitelli con motivi floreali. La lunetta superiore è cieca e reca delle scritte in caratteri gotici e lo stemma degli Aragona. Il rosone originario, distrutto dal terremoto del 1693, fu ricostruito nel 1915.
L'interno è a pianta basilicale con transetto, a tre navate divise da pilastri. Sotto l'altare di sinistra sono custodite le spoglie di San Vincenzo martire, provenienti dalle catacombe di San Callisto a Roma.
Palazzo della Curia Arcivescovile
È la sede della curia vescovile siracusana e del seminario. Sito sulla piazza del Duomo, al quale è annesso, il palazzo Arcivescovile, così come lo conosciamo oggi, fu edificato su un palazzo di epoca sveva (1200), del quale rimane oggi solo un'antica cappella, situata all'interno del cortile.
La sua costruzione iniziò nel 1618, e i successivi restauri dal 1700 circa al 1800 lo trasformarono in un palazzo in stile tardo barocco tendente al neoclassicismo.
Al suo interno si trova l'antica Biblioteca Alagoniana, con i suoi testi antichi, il tesoro del Duomo, con gioielli e opere d'arte sacra, e l'ex carcere vescovile.
Palazzo Vermexio
È detto anche Palazzo del Senato (1629-1633) ed oggi ospita gli uffici del Sindaco e del municipio.
Progettato dall’architetto Giovanni Vermexio, presenta due ordini: quello inferiore in stile rinascimentale e quello superiore in stile barocco, separati da una balconata.
Il piano inferiore mostra una facciata bugnata, con un portale centrale e due finestre ai lati, mentre il secondo ordine mostra la sua fastosità barocca: timpani sui balconi, cornici spezzate e sporgenti, nicchie, capitelli ornati di conchiglie e maschere. Intorno alla metà del XIX secolo vi fu operata una esteticamente discutibile sopraelevazione, per ospitare i locali dell’ufficio tecnico.
All’interno dell’atrio un’ampia sala vetrata ospita la settecentesca Carrozza del Senato (1763), mentre al piano terra si trova l’Antiquarium, che documenta i risultati delle campagne di scavo condotte nell’Artemision (VI sec. a. C.), sui cui resti fu edificato il palazzo.
Palazzo Bellomo
È un edificio del XIII-XIV secolo in stile gotico catalano. L'edificio presenta due fasi costruttive distinte: quella sveva, riconoscibile dalla struttura bastionata del pianterreno e dal portale gotico, e quella quattrocentesca del piano superiore.
Nel 1365 il palazzo passò ai Bellomo, nobile famiglia romana venuta in Sicilia al seguito di Federico III d'Aragona, cui si deve la sopraelevazione; nel 1722 fu acquistato dalle monache dell'attiguo monastero di San Benedetto, alle quali fu espropriato nel 1866, in seguito alle leggi eversive; nel 1901 fu ceduto all'Amministrazione delle Belle Arti e nel 1948 vi fu allestito il museo. Dopo lunghi lavori di restauro, dal 2009 il museo, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, è nuovamente aperto al pubblico.
Nel museo sono esposte sculture di Antonello Gagini e di Francesco Laurana, la famosa Annunciazione di Antonello da Messina (1474), varie ceramiche e oggetti e collezioni di argenti sacri.
Castello Maniace
Posto nella punta estrema dell’isola, fu edificato quasi certamente su fortificazioni greche, essendo sito in un punto strategico per la difesa del Porto Grande.
Deve il suo nome al comandante bizantino Giorgio Maniace, che ne attuò la restaurazione nel corso della sua campagna militare.
L'impianto originario del duecentesco castello è in stile gotico, fatto costruire da Federico II di Svevia tra il 1232 e il 1239. Nel 1321 ospitò una seduta del Parlamento siciliano e sotto gli aragonesi divenne sede della Camera Reginale: ospitò infatti le regine che si succedettero al governo della Sicilia.
In seguito il castello decadde da residenza reginale e per quasi tutto il XV secolo venne adibito a prigione. Intorno alla metà del 1500, per difendere la città dalle incursioni dei pirati saraceni, vennero costruite nuove fortificazioni e rafforzate quelle esistenti.
I due potenti terremoti del 1542 e del 1693 danneggiarono la struttura, ma più ancora, nel 1704, il violento scoppio della polveriera del castello danneggiò irrimediabilmente tutta la parte Nord Ovest: crollarono infatti l’intero torrione e una parte della cinta muraria. Negli anni successivi subì un rimaneggiamento, con l'ampliamento del cortile e la realizzazione di magazzini.
Durante il periodo borbonico il castello tornò ad essere una struttura militare, e tale rimase fino alla seconda guerra mondiale. Alla fine del secolo scorso venne smilitarizzato e, dopo il restauro, fu aperto alla pubblica fruizione.
Il castello presenta una poderosa struttura quadrata di 51 metri per lato e circa 12 metri d’altezza; ai quattro angoli sono poste quattro torri cilindriche. Vi si accede attraversando il cortile e un ponte in muratura, edificato al posto del ponte levatoio in legno che scavalcava l’antico fossato. Si giunge così ad una porta di epoca spagnola (XVI secolo).
Di pregevole fattura è il portale, decorato da una serie di colonnine marmoree con capitelli a foglie uncinate e motivi floreali e da quattro figure zoomorfe, fra le quali sono riconoscibili due figure di leoni e un ippogrifo. Al culmine del portale è posto uno stemma imperiale del XVII secolo.
La sala principale interna, detta anche Sala ipostila, è caratterizzata da una volta in pietra pomice e calcarea e da grandiosi costoloni.
Fonte Aretusa
Situata nella parte meridionale di Ortigia, è uno specchio d'acqua formato da una sorgente d’acqua dolce che va poi a riversarsi in mare. Cantata da numerosi poeti e scrittori come Pindaro, Ovidio, Virgilio, D'Annunzio, narrata da Cicerone e dall’ammiraglio Nelson, ha incantato nel tempo numerosi visitatori.
Nei secoli la fonte ha subito diverse trasformazioni, fino al 1847, quando fu demolito l’antico bastione e l'invaso assunse la forma attuale.
Oggi la fonte Aretusa è il cuore di Ortigia, con il suo belvedere, luogo di ritrovo e passeggio, e il suo papireto, uno dei pochi esistenti in Europa.
Tempio di Apollo
Risale al VI secolo a.C. ed è considerato il più antico tempio dorico di tutta la Sicilia. Nel corso dei secoli il tempio subì diverse trasformazioni: fu chiesa bizantina, di cui si conserva la scalinata frontale e tracce di una porta mediana, poi divenne moschea islamica, successivamente vi venne edificata sopra la chiesa normanna del Salvatore che venne poi inglobata in una cinquecentesca caserma spagnola. L'edificio fu riscoperto intorno al 1860 all'interno della caserma e riportato interamente alla luce tra il 1938 e il 1942.
Il tempio misura circa 55x21 metri, con 46 colonne monolitiche piuttosto tozze. La sua particolarità risiede nel fatto che fu uno dei primi templi edificati interamente in materiale lapideo: fino ad allora, infatti, i templi avevano la copertura in legno.
Parco Archeologico della Neapolis
Il Parco archeologico della Neapolis, oltre ad essere un'area naturale ricca vegetazione, racchiude reperti archeologici appartenenti a più epoche della storia siracusana.
Fu istituito nel 1955, con l'intento di preservare tutti i monumenti che si trovavano in quella zona, in pericolo a causa dell’espansione urbanistica indiscriminata della città.
All’interno del parco una vegetazione molto variegata, che comprende oltre 250 specie di piante: alberi di mirto, ulivi, cipressi mediterranei, pini mediterranei, palme da datteri, ficus, alberi di agrumi, alberi di carrubo, melograni, capperi, timo, oltre ad una rara varietà di origano che cresce esclusivamente in questi luoghi.
Il parco è posto sul modesto rilievo montuoso detto colle Temenite, che divide in due il parco: a sud di esso si trovano i primi monumenti della Neapolis, mentre a nord si trovano le profonde latomie scavate nella roccia.
Grotta del Ninfeo
La grotta si trova nella parte più elevata del colle Temenite. Si pensa fosse l'antica sede del Mouseion (il santuario delle muse), dove gli attori si riunivano prima di scendere nel teatro.
All’interno della grotta si trova una vasca rettangolare nella quale si riversa l'acqua che scorre a cascata da una cavità nella parere rocciosa.
Via dei Sepolcri
È una suggestiva strada, lunga 150 metri, che conduce alla cima del colle Temenite, fiancheggiata da alte pareti rocciose costellate da edicole votive che vi furono scavate per onorare gli eroi greci.
Percorsa la Via dei Sepolcri si giunge sulla cima del Colle Temenite, dove giacciono i resti del Santuario di Apollo Temenite.
Mulini di Galerme
I Mulini di Galerme erano un complesso di mulini ad acqua risalenti ad epoca tardo-medievale. Rimane oggi visibile solamente la cosiddetta casetta dei mugnai, sotto la quale è stata rinvenuta una grotticella funeraria a forno ascrivibile al periodo siculo, a conferma che il colle fosse già abitato o frequentato prima dell’arrivo dei greci.
Ara di Ierone II
Posto sulla parte bassa del colle Temenite, del monumento si conserva oggi l'immenso basamento roccioso lungo circa 198 metri e largo 22, in quanto la struttura superiore fu asportata dagli spagnoli nel XVI secolo per costruire le fortificazioni della città.
Teatro Greco
Costruito sulle pendici del colle Temenite nel V secolo a.C., fu rifatto nel III secolo a.C. e poi ristrutturato in epoca romana. La cavea aveva un diametro di 138,60 metri ed era costituita da 67 ordini di gradini scavati nella roccia viva.
Nel 1500 molte parti architettoniche furono asportate dagli spagnoli e usate come materiale lapideo per la costruzione delle mura fortificate di Siracusa.
In epoca greca vi vennero rappresentate grandi tragedie e commedie ed ancora oggi, durante il periodo primaverile, si portando in scena le tragedie greche, a cura dell’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico), che vedono la presenza di migliaia di spettatori provenienti da tutto il mondo.
Chiesa di San Nicolò ai Cordari
Dedicata a San Nicolò di Mira, fu costruita in epoca normanna nel sito di un'altra costruzione di epoca paleocristiana, e sotto di essa si trova la cosiddetta Piscina Romana. Si tratta di grandi serbatoi d'acqua, ricavati tagliando la pietra delle latomie, che servivano ai tempi dell'Antica Roma per riempire d'acqua l'anfiteatro romano in caso di giochi nautici o lotte acquatiche.
Qualche secolo dopo la chiesa venne sconsacrata e abbandonata, in quanto in epoca medievale la popolazione siracusana si ridusse notevolmente di numero e si trasferì nella fortificata Ortigia.
Nel 1577 la chiesa fu concessa ai cordari (fabbricatori di corde artigianali) e in seguito divenne un deposito per il grano. Intorno al 1600, durante le epidemie di peste, i suoi sotterranei vennero utilizzati come fossa comune.
Nel 1955, con l'istituzione del Parco della Neapolis, divenne sede dell'ufficio informazioni per i visitatori, funzione che riveste ancora oggi: la chiesa, infatti, è posta all’ingresso del parco archeologico.
Ha una pianta rettangolare e misura 16x8 metri, ha due portali ad arco cuspidato e un piccolo abside di forma semicircolare.
Alcuni lavori di restauro eseguiti negli anni Novanta hanno portato alla luce alcune sepolture databili al I-III secolo poste sotto il pavimento. Ricoperte con una lastra in plexiglass trasparente, sono oggi visibili alcuni scheletri.
Anfiteatro romano
È in gran parte scavato nella roccia e fu riportato alla luce nel 1839 dal duca di Serradifalco. Doveva avere dimensioni monumentali: è stato stimato che fosse lungo 140 metri e largo 119.
L’anfiteatro ha due ingressi, con un articolato sistema di scale, e al centro un ampio vano rettangolare, che doveva essere coperto, collegato attraverso un passaggio sotterraneo.
Nella parte meridionale dell'Anfiteatro sorgeva l’Arco trionfale di Augusto, largo 10 metri, profondo 6 metri e alto circa 13 metri. Di questa struttura, che fungeva da ingresso all’area monumentale romana, rimangono oggi visibili solo le fondamenta.
Nei pressi dell'Anfiteatro sono posti alcuni sarcofagi di epoca romana provenienti da diverse necropoli.
Latomia del Paradiso
All’interno del Parco della Neapolis sono numerose le latomie, grotte scavate dall’uomo per prelevarne la pietra da usare come materiale da costruzione.
La latomia del Paradiso è la più grande della Neapolis; il suo percorso è solo parzialmente visitabile, poiché alcuni punti non sono percorribili. Da essa si estraevano i blocchi di pietra più grandi ed in alcuni punti raggiunge la notevole profondità di 45 metri. Comprende le cavità dell’Orecchio di Dionisio, della Grotta dei Cordari e della Grotta del Salnitro.
Orecchio di Dionisio
Scavata nel calcare, la latomia è alta circa 23 metri, larga dai 5 agli 11 metri e lunga 65 metri.
Data la sua storia (si narra che il tiranno Dionisio vi ascoltasse in segreto ciò che dicevano i suoi prigionieri) e la sua forma simile ad un immenso padiglione auricolare, fu così definita dal Caravaggio, che a Siracusa trascorse alcuni mesi dopo la sua fuga da Malta.
Grotta dei Cordari
È un'altra cavità artificiale e prende il nome dall'attività dei fabbricatori di corde artigianali, che vi hanno esercitato per secoli il loro mestiere, favorito dall'umidità del luogo.
La grotta, sorretta da pilastri, è molto suggestiva, sia per la vegetazione di muschi e capelvenere che per i giochi di luce.
Grotta del Salnitro
Il suo nome deriva dalle colorazioni delle sue pareti, simili alle sfumature del minerale salnitro. A differenza delle altre presenti sul sito, questa grotta si è formata naturalmente dopo un crollo avvenuto nelle latomie.
Latomia di Santa Venera
La latomia di Santa Venera è nota per il suo giardino subtropicale coltivato fin dall'epoca settecentesca; qui vi è un enorme e secolare Ficus delle Pagode, straordinariamente adattatosi al clima siracusano tanto da raggiungere dimensioni ragguardevoli.
In alcune pareti della latomia sono visibili alcune edicole votive, destinate al culto degli Eroi.
Necropoli Grotticelle
Ai margini del Parco troviamo la Necropoli Grotticelle: al suo interno numerose tombe a fossa del periodo siculo e greco e tombe a camera d'epoca imperiale romana.
Tra queste tombe a camera ve n’è una molto più vistosa, con delle semicolonne doriche in rilievo e un sovrastante frontone a timpano scavato nella roccia, definita erroneamente per secoli la Tomba di Archimede. Ciò non è possibile, in quanto la sepoltura fu scavata in epoca romana imperiale, dunque molti secoli dopo il tempo di Archimede.
Più realisticamente si presume che la tomba fosse dedicata a illustri personalità siracusane-romane di quel periodo.
Il luogo dove si trova la vera Tomba di Archimede è tutt'oggi sconosciuto. Cicerone fu l'unico a cercarla e trovarla, abbandonata e dimenticata dai siracusani. Cicerone nei suoi scritti parla del Ciane e della presenza di molti sepolcri: alla luce di ciò, dunque, il luogo della vera tomba di Archimede sembrerebbe trovarsi o alla Neapolis oppure all'Acradina.
Altri monumenti
Chiesa di San Giovanni alle Catacombe, Catacombe di San Giovanni e Cripta di San Marciano
Costruita nel VI secolo dai bizantini nel luogo dove, secondo la tradizione, fu sepolto San Marciano, primo vescovo di Siracusa, fu rimaneggiata nel XII secolo dai Normanni, dopo il disastroso terremoto del 1169. Nei secoli successivi la basilica è stata ulteriormente danneggiata dai numerosi terremoti, fino ad assumere il suo aspetto attuale.
L'edificio è privo del soffitto, andato distrutto durante il terremoto del 1908; dell'antica basilica oggi sono visibili solamente i resti del colonnato della navata mediana e dell'abside, il bel portale ed il bel rosone trecentesco.
La chiesa rappresenta la via d’accesso alla Catacomba San Giovanni, il complesso catacombale più vasto al mondo insieme a quello di Roma: risale al 315-360 d.C. e testimonia l’avvento del cristianesimo a Siracusa.
La catacomba di San Giovanni è costituita da una galleria principale chiamata Decumanus Maximus, dalla quale si diramano dieci gallerie perpendicolari, che a loro volta conducono ad altrettante cappelle di forma circolare.
All’interno troviamo i diversi tipi di sepoltura: il loculo (cavità rettangolare chiusa mediante tegole, lastre di marmo o di pietra e recante un’iscrizione), l’arcosolio (tipo di sepoltura costituito un'area sepolcrale incassata nella parete e sormontata da una nicchia arcuata) e la forma (sepolcro scavato nel pavimento delle gallerie).
Dalla basilica di San Giovanni una scala consente l’accesso alla cripta bizantina, situata a circa cinque metri sotto il livello stradale, in cui fu sepolto San Marciano, primo vescovo di Siracusa. Dell’antica struttura sono oggi visibili alcune absidi, i resti della pavimentazione, numerose colonne e capitelli ionici. I Normanni abbellirono ulteriormente la cripta con quattro capitelli in marmo raffiguranti i simboli degli Evangelisti e con affreschi e motivi decorativi.
Santuario della Madonna delle Lacrime
Nel 1953, dal 29 agosto al 1° settembre, presso la casa della famiglia siracusana dei Iannuso, avvenne un fatto prodigioso: un'effigie in gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria cominciò a lacrimare. La lacrimazione si ripeté almeno 58 volte e la notizia si sparse rapidamente, rendendo casa Iannuso meta di un incessante pellegrinaggio.
Il liquido prelevato dal quadretto venne analizzato e una commissione medica decretò che si trattava di lacrime umane. Numerose ed inspiegabili guarigioni si verificarono in quei mesi, tanto che anche la Chiesa, in genere molto cauta, dovette dichiarare miracolosa la lacrimazione.
Il quadretto, prima di essere custodito nel santuario costruito successivamente, rimase esposto alla venerazione dei fedeli in piazza Euripide dal 1953 fino al 1968.
La costruzione del santuario iniziò nel 1966 e destò molte polemiche per l’estrema modernità del progetto, definito da molti “un mostro di cemento armato”. Durante gli scavi per la posa in opera delle fondamenta venne ritrovata un'area abitativa del VI secolo a.C.; questo, insieme alle innumerevoli polemiche, fece sì che i lavori durassero ben 28 anni. Il Santuario venne inaugurato da Giovanni Paolo II nel 1994.
Il santuario ha una forma conica con costoloni in cemento armato, un diametro di circa 71 metri ed è alto 103 metri; in cima è posta una statua della Madonna in bronzo dorato, circondata da un'aureola ad elementi circolari.
Il tempio ha una capienza di 11000 posti in piedi e 6000 a sedere. È costituito da due piani, la basilica, o tempio superiore, e la cripta, o tempio inferiore.
Nel tempio superiore del santuario è posto l'altare maggiore, che custodisce l’effigie della Madonna protagonista del miracoloso evento.
Sul piano della cripta, oltre le cappelle consacrate a vari santi (san Corrado Confalonieri, sant'Agata, santa Lucia, san Francesco d'Assisi, san Pio da Pietrelcina), sono conservati i resti di età romana e tardo-antica rinvenuti durante gli scavi per la costruzione del tempio.
All’interno di una teca, nella cripta, è custodito il reliquiario, in cui sono contenute le lacrime di Maria, alcuni pezzi di stoffa, fazzoletti e batuffoli di cotone impregnati del liquido miracoloso.
Il Santuario ed il reliquiario sono meta di numerosissimi fedeli: ogni anno, la domenica che precede l’anniversario della lacrimazione, si benedice il cotone e si poggia sull’immagine miracolosa; seguono poi pellegrinaggi e Sante Messe.
Basilica di Santa Lucia
Il tempio sorge sul luogo in cui la Santa fu martirizzata nel 304 d.C. La prima chiesa dedicata alla martire vi fu edificata dopo il 313, ma fu distrutta dai vari terremoti e dagli arabi. La struttura attuale risale al periodo normanno (1100), quando fu edificata insieme all’annesso convento. Il complesso conventuale subì restauri e abbellimenti nel periodo aragonese (inizi del XIV sec): fu inserito il rosone nel prospetto principale della chiesa, fu elevata la torre campanaria e realizzato il tetto a capriate in legno.
La chiesa è a tre navate, con tre absidi, con caratteristiche tipiche dell’architettura religiosa normanna. Il portale è costituito da un grande arco a pieno centro inscritto in un timpano ribassato.
Nel 1618, con l'arrivo in città dei Padri Francescani riformati, furono intrapresi nuovi interventi di restauro: furono introdotte le grandi arcate a tutto sesto e i pilastri, fu restaurata l'area presbiteriale ed iniziò la costruzione del tempietto ottagonale.
Nel 1693 il terremoto causò parecchi danni alle strutture; nei primi anni del Settecento iniziarono i lavori di stucco e decorazione interna della chiesa e nel 1723 venne costruito il colonnato del portico.
Il restauro del 1939 riportò alla luce il soffitto ligneo del periodo aragonese, che venne così scoperto.
Nel 1970 si verificò il completo crollo del porticato; in poco tempo i blocchi crollati furono rimessi insieme e fu ripristinata la struttura originaria. Oggi il convento ospita una piccola comunità francescana.
Il tempietto ottagonale fu edificato nel 1681, nella speranza di poter accogliere le spoglie di santa Lucia. L'interno, con la volta a cupola, presenta un unico altare che accoglie la statua di Santa Lucia giacente (1634).
Sotto la struttura insistono le catacombe, risalenti al III secolo d.C., luogo in cui fu sepolta la Santa martire. Si tratta di un grande cimitero di comunità ipogeico collegato da gallerie. Il luogo venne usato come rifugio antiaereo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Nel corso del tempo la struttura originaria del cimitero venne alterata a causa della costruzione della basilica soprastante. Oggi, per motivi statici, la catacomba è visitabile solo in parte.
La vicenda delle spoglie
Originariamente le spoglie di Santa Lucia erano custodite a Siracusa, e qui rimasero per diversi secoli.
Durante le invasioni arabe dell’878 il corpo fu messo al sicuro in un luogo segreto. Nel 1040, il comandante bizantino Maniace sconfisse gli arabi e fece trasferire le spoglie della Santa a Costantinopoli.
Nel 1204 furono traslate a Venezia, dove furono poste dapprima nella Chiesa di San Giorgio Maggiore, poi trasferite in svariate altre chiese, fino alla definitiva collocazione del 1860 nella Chiesa di San Geremia, dove fu edificata una cappella dedicata alla Santa, e dove tutt’oggi il corpo riposa.
Meta di fedeli e pellegrinaggi da tutto il mondo, in alcuni periodi vede l’affluenza di almeno ventimila persone al giorno.
Nel 2004, per ricordare i 1700 anni dal martirio, il corpo di Santa Lucia fu traslato per un periodo di tempo a Siracusa. La comunità siracusana espresse quindi il desiderio che le spoglie tornassero definitivamente nella sua città natale, provvedimento che necessita l’approvazione della Santa Sede; per il momento è stato raggiunto il compromesso di rinnovare il pellegrinaggio verso Siracusa ogni dieci anni.
I festeggiamenti in onore della Santa, venerata patrona della città di Siracusa, sono davvero grandiosi: messe officiate dal Vescovo e processioni lungo le vie della città, che vedono una sentita e numerosissima partecipazione di devoti.
Castello Eurialo
Il Castello Eurialo fu costruito tra il 402 e il 397 a.C. probabilmente dal tiranno Dionisio, come opera di fortificazione a difesa della città. Si trova a 7 chilometri dalla città, in località Belvedere.
Oggi rimangono alcune parti di mura e di torri, i quattro fossati, alcuni sotterranei e tre grandi cisterne per l’approvvigionamento idrico in caso di assedio.
Nel 2016, dopo anni di chiusura a causa del terremoto del 1990, è stato inaugurato l'Antiquarium, in cui sono esposti alcuni reperti del sito, come una spada, un elmo e delle palle di catapulta litiche. Altri reperti, come le grondaie a testa leonina, sono oggi esposti presso il Museo Paolo Orsi di Siracusa.
Ville storiche
Villa Politi (Grand Hotel Villa Politi)Sorge sopra la latomia dei Cappuccini e venne edificata nel 1862 per volere della nobildonna austriaca Maria Teresa Laudien, sposata con il pittore siracusano Salvatore Politi.
Villa Politi diventò subito un albergo leader a livello internazionale per stile e raffinatezza, tanto da essere definito “salotto internazionale”.
Da sempre luogo di incontro d’arte, cultura, politica e nobiltà, ha ospitato, fra gli altri, Edmondo De Amicis, Gabriele D’Annunzio, Vittorio Emanuele III, Sir Winston Churchill, sino a Papa Giovanni Paolo II, Carlo Azeglio Ciampi, Matteo Renzi e Monica Bellucci.
La spettacolare villa, con il suo splendido giardino e la vista mozzafiato che si gode dalle sue camere, è a tutt’oggi un rinomato hotel di lusso.
Villa Reimann
La villa sorge nei pressi del parco Archeologico della Neapolis, all’interno di un’area verde di circa 35.000 mq.
Fu fatta costruire nel 1881 dal senatore Cocuzza e venduta nel 1934 a Christiane Reimann, un’infermiera danese che vi si stabilì e qui visse fino al 1979, anno della sua morte. La nobildonna danese si dedicò alla coltivazione dell’agrumeto e del giardino, dove scoprì e riportò alla luce una necropoli.
Il parco si estende per circa 16.000 mq. e comprende un rigoglioso agrumeto, detto Giardino delle Esperidi e un giardino esotico di tipo collezionistico comprendente circa 150 specie; tutt’intorno viali, fontane, aree di sosta con tavolini, vasi, panchine, sculture e il belvedere, una piccola torre voluta dalla Reimann per osservare il meraviglioso panorama.
Oggi il piano terra della villa è adibito a sala conferenze, mentre il primo piano ospita alcuni uffici comunali. Il parco è visitabile su prenotazione.
Villa (Castello) Bonanno
È una villa ottocentesca (1867) in stile neogotico edificata dalla famiglia Bonanno, che vi si stabilì coltivando la terra, costruendo mulini idraulici ed impiantando vigneti che producevano un ottimo vino.
Nella tenuta anche una chiesetta del IV secolo d.C. e un’altra chiesa settecentesca, fatta costruire dai precedenti proprietari.
La villa venne abitata ed i terreni coltivati fino alla metà del Novecento. Poi fu abbandonata a se stessa e nel 2014 un gravissimo incendio ne causò la parziale distruzione. Ciò che fu salvato dall’incendio è oggi in mano ai vandali e in balia delle intemperie.
Villa Landolina
Sita nel quartiere della Neapolis, è una dimora storica della fine del XIX secolo, un tempo proprietà della famiglia Landolina, il cui rappresentante più illustre fu Saverio Landolina, archeologo e naturalista.
Accanto ad essa, oggi sede della biblioteca, al centro del parco, è stato costruito il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi.
Il grande parco alberato ospita piante secolari ad alto fusto, accostando essenze mediterranee ad altre esotiche.
All’interno del parco si trovano alcuni ipogei pagani e cristiani, e una necropoli di età greca arcaica.
In un angolo del parco la famiglia Landolina creò il Cimitero degli acattolici, un piccolo complesso di tombe in cui furono sepolti, nel corso dell’Ottocento, stranieri di fede non cattolica morti nella città, fra i quali il poeta tedesco August von Platen.
Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi
Nel 1780 il vescovo Alagona inaugurò il Museo del Seminario presso l'Arcivescovado. Successivamente un decreto regio del 1878 sancì la nascita del Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, inaugurato nel 1886 nella sua sede di piazza Duomo.
Paolo Orsi diresse il Museo dal 1895 al 1934 ed effettuò numerose campagne di scavo nella Sicilia orientale.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti, i reperti furono caricati a dorso di mulo e nascosti presso i tunnel del castello Eurialo.
A seguito dei notevoli ritrovamenti durante le svariate campagne di scavo, gli spazi del vecchio museo non furono più sufficienti ad accogliere gli innumerevoli reperti e si ebbe l’esigenza di costruire una nuova struttura in grado di ospitarli. Venne così costruita la nuova sede museale nel giardino di villa Landolina.
Il Museo venne inaugurato nel 1988: è costituito da due piani espositivi estesi 9.000 mq. e da un seminterrato di 3.000 mq., che ospita un auditorium e gli uffici.
Il museo custodisce reperti risalenti dai periodi della preistoria fino a quelli greco e romano, provenienti da scavi della città e da altri siti della Sicilia.
Vi sono esposti reperti preistorici, come rocce e fossili, scheletri di elefanti nani, manufatti litici, armi in selce, i primi oggetti in metallo, manufatti ceramici; reperti provenienti dalle colonie greche in Sicilia; reperti di epoca ellenistico-romana; reperti paleocristiani.
Infine, nel seminterrato è presente un settore numismatico che raccoglie preziosissime monete siracusane, gioielli e altre monete provenienti dalle aree limitrofe.